
La festa delle donne non è solo una ricorrenza per regalare mimose ma è anche un’occasione in più per riflettere sulla condizione femminile, sui diritti conquistati e sui traguardi ancora da raggiungere.
Ultimamente ha aiutato a scuotere le coscienze il movimento #MeToo, nato in America nell’ottobre del 2017 che si è poi diffuso fino a raggiungere rilievo mondiale portando a un’ondata di denunce per violenze e molestie subite da donne.
Il movimento è stato riconosciuto talmente importante da essere inserito al terzo posto della Power List 2018 di ArtReview, classifica sulle personalità più influenti del mondo dell’arte stilata ogni anno dall’autorevole rivista inglese, famosa per indicare e anticipare le nuove tendenze.
Anche Frieze London, in occasione dell’edizione 2018, si è mossa per un riconoscimento verso il mondo femminile introducendo “Social Works”, sezione dedicata a otto artiste donne attive tra gli anni ‘80 e ‘90 che hanno provato a sfidare il mercato dell’arte e che si sono distinte sul fronte femminista per un forte impegno politico-sociale. L’obiettivo era denunciare la grande predominanza maschile nel mondo dell’arte e fare luce sul ruolo marginale che le donne rivestono in termini di visibilità e di mercato.
Una figura di spicco all’interno del movimento femminista degli anni ’70 è Judy Chicago (Chicago 1939), artista americana che si è sempre battuta per un riconoscimento del ruolo delle donne nell’arte ed è considerata tra le personalità più influenti all’interno del dibattito.
Le ha fatto eco Nancy Spero (1926-2009), grande sostenitrice dell’emancipazione della donna, pioniera dell’arte femminista e attivissima anche contro guerre, ingiustizie e abusi di ogni tipo.
Aveva denunciato il maschilismo all’interno del sistema dell’arte anche Chiara Fumai (1978-2017), artista italiana prematuramente scomparsa che ha sempre messo al centro delle sue intense performance una riflessione sul ruolo della donna. Milovan Farronato l’ha scelta per rappresentare l’Italia alla prossima Biennale di Venezia insieme a Liliana Moro (1961) ed Enrico David (1966).
Alla rassegna in laguna saranno presenti tra i 79 artisti invitati anche Ludovica Carbotta, italiana che vive e lavora a Barcellona, e Lara Favaretto.
La Biennale di Rabat (Marocco) che si svolgerà in aprile, proporrà un’edizione tutta al femminile esponendo 60 artiste donne provenienti da diverse parti del mondo. Scelta ancora più interessante dato che la Biennale si svolge in un paese musulmano, quindi tradizionalmente poco aperto all’emancipazione delle donne. La manifestazione curata da Abdelkader Damani si terrà presso il Museo di Arte Moderna e Contemporanea Mohammed VI, ma vedrà il coinvolgimento anche di altri spazi espositivi della città.
Body Art e Performance sono stati i mezzi espressivi prediletti di molte artiste soprattutto per l’immediatezza e l’impatto emotivo che hanno il potere di suscitare nel pubblico. Oltre alla già citata Chiara Fumai anche Gina Pane, Vanessa Beecroft, Marina Abramović, Ana Mendieta sono accomunate dall’aver messo al centro della propria ricerca il corpo.
Anche Cindy Sherman (1954), artista attualmente tra le più quotate, utilizza il proprio corpo come medium espressivo prediligendo però la fotografia. La Sherman crea autoritratti concettuali in cui riflette sulle ossessioni della società odierna e denuncia gli stereotipi femminili che vengono imposti dal cinema, dalla televisione e dalle riviste patinate.
Oltre al grave problema della mercificazione del corpo femminile, sembra che le donne non ricevano i dovuti riconoscimenti non solo in ambito intellettuale ma anche economico. Secondo un recente studio infatti, pare che anche nel mondo dell’arte le donne guadagnino meno degli uomini, con una differenza nei prezzi d’asta per dipinti creati da uomini o da donne.
Una disparità di trattamento che ci auspichiamo vada scomparendo anche grazie a iniziative come il Max Mara Art Prize for Women, premio biennale nato nel 2007 curato da Iwona Blazwick (direttrice di Whitechapel Gallery) e composto da una giuria tutta al femminile che sostiene artiste donne residenti in Gran Bretagna.
La vincitrice dell’ultima edizione è Helen Cammock, artista inglo-giamaicana multidisciplinare che impiega diversi medium come fotografia, performance, poesia e musica ed è da sempre impegnata contro pregiudizi quali l’essere di colore e l’essere donna.
Un altro prestigioso premio conferito ad artisti britannici contemporanei, il Turner Prize, è stato assegnato nel 2018 a Charlotte Prodger (1974), video-artista che ha proposto una riflessione sul paesaggio e sulla identità di genere.
Come loro, molte altre artiste hanno avuto la bravura e la tenacia di combattere e distinguersi per riuscire ad emergere in un mondo tutto al maschile.
Ne sono un esempio Georgia O’Keeffe (1887-1986), che detiene il record mondiale di opera di un’artista donna più cara in assoluto con il dipinto “Jimson Weed/White Flower No.1” venduto a oltre 44 milioni di $ durante un’asta Sotheby’s nel 2014.
Segue Louise Bourgeois (1911-2010), che con la monumentale scultura “Spider” ha raggiunto i 28 milioni di dollari nel 2015 sempre da Sotheby’s a New York.
Nell’ambito della scultura si sono distinte, tra le altre, Camille Claudel (1864-1943) e Barbara Hepworth (1903-1975), due grandissime artiste che hanno dovuto affrontare molte difficoltà legate a quel periodo storico per poter esprimere la propria creatività e innovazione.
La Hepworth, amica di Henry Moore e moglie di Ben Nicholson (anch’egli artista), pioniera dell’avanguardia, ha abbracciato l’uso del direct carving, tecnica scultorea introdotta da Brancusi che non prevede l’uso del modello in terracotta. Madre di tre gemelli in un periodo storico che di certo non facilitava l’ascesa di una donna, Barbara Hepworth è comunque riuscita a imporsi nel mondo dell’arte.
Ma quali sono le artiste più quotate? Oltre a quelle già citate figurano – tra le altre – l’espressionista astratta Joan Mitchell, Agnes Martin, Sonia Delaunay, Tamara de Lempicka, Carla Accardi, Niki de Saint Phalle e Frida Kahlo, che sta vivendo un momento di grande attenzione mediatica e alla quale è stata da poco dedicata una grande retrospettiva anche al Mudec di Milano nei primi mesi del 2018.
Recentemente sta vivendo un forte e rinnovato interesse anche Maria Lai (1919-2013), artista sarda conosciuta in special modo per i suoi “ricami” che durante la sua carriera artistica ha utilizzato diversi media come appunto la tessitura, il ricamo, il disegno e la scultura. L’opera Lenzuolo del 1989 ha registrato il nuovo record per l’artista durante l’asta Christie’s Thinking Italian dello scorso 4 ottobre 2018 raggiungendo 150.000£ (interessi inclusi) da una stima di partenza di 20.000-30.000£.
Passando ad artiste ancora viventi è Jenny Saville (Cambridge 1970) la stella più luminosa, proclamata l’artista donna più cara al mondo grazie all’opera “Propped” battuta a più di 9 milioni di sterline all’asta Sotheby’s di Londra del 5 ottobre 2018. Il dipinto è particolarmente significativo perché, oltre a essere un autoritratto dell’artista stessa, ribalta e sfida i canoni estetici che impongono una visione del corpo della donna idealizzato e privo di difetti.
Ha dovuto combattere contro il sessismo anche Yayoi Kusama, nota per i Polka Dots che caratterizzano le sue opere. Artista quotatissima, è attualmente nelle sale cinematografiche con un film documentario sulla sua non convenzionale vita – dal 1977 risiede e lavora in un ospedale psichiatrico in Giappone per la sua scelta. È l’artista stessa a raccontare le difficoltà per riuscire ad affermarsi in un mondo maschilista come quello dell’arte americana negli anni ’50, quando dal Giappone si era trasferita a New York.
Molte artiste sono anche socialmente impegnate a combattere importanti battaglie per migliorare le condizioni di vita dei meno fortunati.
Kara Walker (1969), artista afroamericana da sempre legata alla lotta contro il razzismo, esplora temi legati alla violenza, alla sessualità e alla schiavitù subita dal popolo di colore nel corso dei secoli. Utilizza diversi media, che vanno dalla tecnica del collage a installazioni o disegni, tutti accomunati dalla rappresentazione di silhouette nere su fondo bianco. A partire da ottobre, la Tate Modern di Londra ospiterà le opere della Walker che prenderà il testimone di Tania Bruguera per la quinta edizione delle Hyundai Commission.
Cady Noland (1956) è invece impegnata in un’analisi critica degli aspetti più immorali della società americana, come la morbosa curiosità verso crimini efferati o l’esagerata esaltazione della virilità maschile.
Altre “star” contemporanee sono Jenny Holzer, Tracey Emin, Bridget Riley (una delle maggiori esponenti dell’Op Art) e Julie Mehretu, le cui grandi tele si ispirano alle città densamente popolate tipiche del nostro tempo.
L’artista londinese Cecily Brown (1969), sempre in bilico tra astrazione e figurazione, ha ottenuto proprio ieri (7 marzo) un ottimo risultato alla Evening Sale London di Phillips con l’opera Armed and Fearless del 2014 raggiungendo quota 1.755.000£ premio incluso da una stima di 600.000-800.000£ strappando anche un bell’applauso in sala.
L’elenco di artiste donne meritevoli è – per fortuna – molto lungo e nominarle tutte sarebbe impossibile, possiamo solo augurarci che arrivi il giorno in cui non sarà più necessario fare precisazioni di genere perché saremo – davvero – tutti uguali.
Le sfumature dell’arcobaleno dell’arte sono infinite: scegliete la vostra preferita!