
È scomparso venerdì 8 febbraio nella sua abitazione di New York Robert Ryman, grande rappresentante della Minimal Art.
Aveva 88 anni.
L’affascinante percorso di Robert Ryman, maestro autodidatta, è la perfetta incarnazione del mito americano del “self made man”: giunto a New York con l’idea di diventare musicista jazz, viene assunto come custode al MoMa dove stringe amicizia con Sol LeWitt e Dan Flavin che avranno una grande influenza sullo sviluppo delle sue future ricerche.
Tra le sale del museo Ryman si appassiona all’arte restando particolarmente colpito da Kazimir Malevich e dall’espressionismo astratto di Mark Rothko, Robert Rauschenberg, Jasper Johns e Agnes Martin.
Da loro prende ispirazione quando inizia a dipingere nel 1955, anno del primo monocromo “Untitled (Orange Painting)”, ma è solo successivamente che inizierà una sistematica indagine insistendo sulle infinite potenzialità che offre un unico colore, il bianco.
La varietà delle tecniche utilizzate come olio, acrilico, caseina, tempera, gesso e smalti, unite a un’altrettanta varietà di supporti quali il metallo, carta, lino e cotone concorrono a delineare di volta in volta un’impronta differente, verso una spasmodica ricerca delle potenzialità espressive del colore caratterizzato da qualità artigianale e ruvida eleganza.
La rigorosa indagine sulla pittura monocromatica bianco su bianco condotta da Robert Ryman annulla l’apparente semplicità dei suoi dipinti, volti a rappresentare infinite varianti di pittura come soggetto in sé e per sé.
L’artista non ha sempre evitato l’utilizzo del colore che, soprattutto all’inizio della sua carriera, è stato occultato sotto uno strato più superficiale di bianco, una ripresa del binomio visibile / invisibile che si riferisce a una realtà sottostante non percettibile, concetto successivamente usato anche da altri artisti.
Robert Ryman, Untitled
1961
La relazione tra pittura e luce era al centro delle ricerche che hanno portato Ryman alla convinzione che ogni singolo dettaglio contribuisce all’esperienza dello spettatore e che ogni opera interagisce con l’ambiente circostante, in particolar modo con il muro (di solito bianco) e con la luce.
Ricordiamoci che parallelamente anche in Europa nasceva un movimento artistico rivoluzionario con alcune necessità analoghe, aperto verso un radicale cambiamento nell’uso di monocromo – spesso bianco, materiali, interazione di luci e ombre: Gruppo Zero, movimento a cui aderirono grandi artisti italiani come Piero Manzoni, Lucio Fontana ed Enrico Castellani.
Piero Manzoni, Achrome
1958-59
Robert Ryman ha avuto la sua prima personale nel 1967 alla Galleria Bianchini di New York seguita da un importante Solo Show presso il Guggenheim NY nel 1972; ha ripetutamente partecipato alle Biennali di Venezia e alle Whitney Biennal, oltre a importanti mostre personali e collettive in tutto il mondo.
Nel 1993, esattamente 40 anni dopo essere stato assunto come custode, viene organizzata proprio al MoMa un’ampia retrospettiva dedicata all’artista.
“Il vero scopo della pittura è dare piacere”
Robert Ryman
Le sfumature dell’arcobaleno dell’arte sono infinite: scegliete la vostra preferita!
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